00 28/07/2009 15:18
Serie: non ho nulla da fare
La'rticolo è del Corsera.
Nonostante la firma prestigiosa si legge quà e là qualche florilegio.
Ma quello che mi ha colpito, e non condivido, è "l'entrare nel merito", ammesso che le cose stiano realmente così, della magistratura nela scelta e uso dei mezzi.


Retroscena
I giudici indagano sui mezzi militari
e sui mutati impegni in campo
Inchieste partite dopo le ultime vittime
ROMA — Nelle informative arriva­te al comando dei carabinieri del Ros di Roma viene definito il «punto de­bole degli armamenti». E sono gli stessi generali della Difesa a confer­mare come la «ralla» non sia suffi­ciente a proteggere il militare addet­to alla mitragliatrice sui blindati Lin­ce. Perché chi si trova sulla torretta rimane completamente «scoperto» mentre il mezzo è in movimento, dunque esposto all’attacco del nemi­co.

È proprio su questo aspetto della missione in Afghanistan che si sta concentrando l’attività dei magistrati - procura penale e militare - dopo la morte del caporalmaggiore Alessan­dro di Lisio e il ferimento degli altri soldati che in questi ultimi giorni so­no finiti sotto attacco.

Dopo la modifica delle regole di in­gaggio, con il contingente sempre più spesso coinvolto in vere e pro­prie battaglie, si deve stabilire se gli equipaggiamenti siano adeguati al­l’impegno richiesto. Anche perché in vista delle elezioni del prossimo 20 agosto, i servizi di intelligence oc­cidentali sono concordi nel ritenere che il livello di rischio si alzerà ulte­riormente e le pattuglie che escono in ricognizione saranno obiettivo pri­vilegiato dei talebani e delle formazio­ni terroristiche che mirano a ottene­re il controllo delle aree. Come hanno dimostrato gli ultimi episodi, i reparti italiani partecipano attivamente al conflitto e quindi è in­dispensabile garantire loro un dispo­sitivo di sicurezza che tenga conto della modifica della missione. Il peri­colo più alto è quello per il «rallista», proprio come ha dimostrato la morte di Di Lisio - rimasto schiacciato dopo il ribaltamento del mezzo blindato ­e dunque si stanno studiando le pos­sibili modifiche per creare una sorta di calotta protettiva. Ma non viene esclusa l’eventualità di utilizzare an­che un altro tipo di carro armato.

(...)

I magistrati hanno acquisito l’elen­co dei mezzi e delle armi a disposizio­ne del contingente e nei prossimi giorni riceveranno le informative su­gli ultimi episodi che in Afghanistan hanno coinvolto i soldati italiani. Obiettivo dell’indagine rimane infat­ti quello di accertare se, sia pur in una situazione di guerra come quella che vede coinvolto il contingente, sia­no stati omessi comportamenti o di­sposizioni che avrebbero potuto evi­tare vittime e feriti. E di verificare in base a quali criteri siano stati modifi­cati i cosiddetti «caveat» - vale a dire i limiti alle regole di ingaggio che ogni Paese pone ai propri soldati ­che adesso consentono la partecipa­zione alle azioni di guerra. Missioni di difesa, ma anche di attacco, come confermano i vertici del Comando.
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FS 27 luglio 2009